L’ultima volta che abbiamo parlato di Ernesto Neto è stato circa 3 anni fa, quando realizzò l’installazione GaiaMotherTree all’interno della stazione di Zurigo. Oggi torniamo a parlarne perché l’artista brasiliano ha ripreso in mano metri e metri di fili colorati dando vita a una nuova opera immersiva multicolor.
Si intitola SunForceOceanLife e si presenta come una sorta di labirinto a forma di spirale percorribile a piedi. L’installazione è la prima opera che accoglie i visitatori della personale di Enesto Neto al The Museum of Fine Arts di Houston, che in questo modo potranno immediatamente immergersi nel mondo dell’artista.
SunForceOceanLife è appesa al soffitto, sollevata a poco più di tre metri dal suolo, è altra circa 9 metri, profonda 16 metri e larga 24 metri, dimensioni che la portano ad occupare quasi l’intero spazio offerto dalla Cullinan Hall del Caroline Wiess Law Building, dove è allestita l’esposizione.
L’installazione è stata realizzata cucendo e intrecciando fili gialli, arancioni e verdi che creano un percorso percorribile a piedi grazie all’utilizzo di palline di plastica colorate (quelle dei giochi per bambini). La sensazione sarà quella di fluttuare su una nuvola e, vista la precarietà del percorso, i visitatori saranno portati a trovare un equilibrio del corpo e della mente e affidarsi all’opera.
“SunForceOceanLife unisce anche le discipline dell’arte e della cultura con la biologia e la cosmologia; coinvolge direttamente il corpo come fa una danza gioiosa o una meditazione, invitandoci a rilassarci, a respirare e a disaccoppiare il nostro corpo dalla nostra mente consapevole. La sensazione di galleggiare, il corpo cullato dai frutti del nostro lavoro all’uncinetto, ci riporta alla mente un’amaca: la quintessenza dell’invenzione indigena che ci eleva e ci collega alla saggezza e alle tradizioni dei nostri antenati.” – Ernesto Neto
SunForceOceanLife sarà visibile fino al 26 settembre, intanto guardate tutte le foto dell’opera qui sotto.
Per la sua ultima collaborazione Salomon si lascia ispirare dall’Italia, e più precisamente dalla Calabria, unendo le forze con Copson.
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Copson non è un brand, è un universo espanso che si occupa di vendita al dettaglio, di ospitalità e di creare reti creative. Nasce a Barcellona nel 2009 e le sue radici affondano nella cultura skate, nella musica house e nel sapersi godere la vita, pattinando, bevendo qualcosa e prendendo il sole. Ciò che viene creato da Copson viene venduto attraverso una rete selezionata di retailer e il team creativo del brand lavora costantemente con i più grandi marchi del mondo attraverso intuizioni, creatività e collaborazioni.
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Il brand che oggi si divide tra Londra e la splendida Calabria (c’è molta Italia in Copson), è stato coinvolto nell’ultimo progetto collaborativo di Salomon per una nuova versione delle Ultra Raid.
Il concept nasce dall’ethos “endless summer” di Copson, i colori infatti sono ispirati dalle classiche atmosfere estive del sud Italia, così come la campagna dal nome Tempo Allegro – che possiamo leggere anche sulla linguetta di questa versione delle Ultra Raid.
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Un terminologia musicale che indica un ritmo veloce e gioioso, “Tempo Allegro” è stata usata in per indicare appunto uno stato d’animo vivace e brioso. Lo stesso stato d’animo che domina la campagna che mette in mostra sia la cruda bellezza dei paesaggi calabresi, sia la duplice gioia della condivisione e della solitudine.
La Copson x Salomon Ultra Raid è già disponibile sul webstore di Salomon.
Il 22 aprile di quest’anno è una data da segnare sul calendario, non solo per gli appassionati d’arte che avranno modo di scoprire le opere presentate alla 59° Biennale Arte di Venezia, ma anche perché è la Giornata Mondiale della Terra. In occasione di questi due importanti avvenimenti, Lavazza Group presenterà un’opera capace di unire il tema dell’arte con quello della natura, attraverso un’opera di grande impatto visivo realizzata da Saype. Nella laguna galleggerà infatti un “pontone”, imbarcazione tipica della città di Venezia, la quale ospiterà Beyond Walls, conosciuta anche come “la più grande catena umana della storia”, un progetto che l’artista franco-svizzero ha già postato in giro per tutto il mondo.
Saype ha dipinto su un prato verde due mani che si stringono reciprocamente, a simboleggiare il rapporto tra uomo e natura, tema che la città di Venezia da sempre incarna in modo naturale. La creatività dell’uomo è poi messa in relazione con tematiche di salvaguardia dell’ambiente naturale, altro aspetto al centro della vita della città e di chi la vive, oltre che missione di Lavazza fin dalla sua fondazione, con progetti legati alla sostenibilità. Beyond Walls è un progetto nato nel 2019 e in questa tappa sarà arricchito da una percorso espositivo allestito in una delle sale della Torre di Porta Nuova nell’Arsenale Nord. Attraverso il racconto video-fotografico sarà possibile ripercorrere le tappe del progetto e dello stile inconfondibile di Saype, che unisce la street art alla land art in modo omogeneo. La lunga catena creata dall’artista in questi anni ha messo in luce la potenza della condivisione, soprattutto quando abbinata alla creatività umana. Dalla Torre, a 35 metri di altezza sul livello dei canali, sarà possibile osservare l’opera galleggiante di 300mq, un colpo d’occhio unico su una città simbolo di arte e natura.
I Gioco dell’oca ha origine antiche, già nel 1500 il più tradizionale dei giochi da tavolo a percorso venne donato da Francesco I de’Medici a Filippo II Re di Spagna, un passatempo definito come “nuovo e molto dilettevole“. I due sovrani dovevano avere la stessa passione dell’admin della pagina Instagram Giochi dell’oca, una raccolta di storie e curiosità legate al famoso passatempo. Le testimonianze dell’epoca dei de’Medici confermano che già allora comparivano alcuni elementi e simboli tramandati nel tempo, dai dadi al teschio, fino al ponte e soprattutto all’oca. La possibilità di creare percorsi decorati e personalizzati nei secoli ha poi dato vita a un grande varietà di forme, da quelle che si ispirano ai fumetti fino ad altre minuziose come vere e proprie opere d’arte. Dopo i primi tabelloni stampati in Inghilterra nel XVII secolo e la successiva diffusione del gioco, sono state create versioni su ogni tema, ispirati a fatti politici o a grandi romanzi.
Alcuni individuano l’antico Egitto come il luogo nel quale sono nati i primi Giochi dell’oca. Il Mahen sarebbe infatti un antenato del gioco, un passatempo per venerare un dio-serpente suddiviso in caselle. Anche l’antico gioco cinese del Shing Kunt t’o era costituito da un tabellone a spirale con 99 caselle numerate. Realizzati per ogni occasione e da brand insospettabili, i giochi dell’oca hanno una storia curiosa ricca di aneddoti, suddivisa in caselle numerate nelle quali fermarsi e scoprire momenti divertenti della storia di un gioco che ha fatto parte inevitabilmente dell’infanzia di molti. Su Instagram sono raccontate molte di queste storie, andate a dare un’occhiata.
Luis Albornoz definisce il suo studio creativo come pieno di amore e colore e giudicando da questa serie di giocattoli in 3D non possiamo che confermare. L’approccio divertente all’arte di queste action figure digitali è ciò che più interessa a Luis, che insieme a @karencolor ha fondato ChocoToy. Grandi sorrisi e occhi sbarrati, queste sono alcune delle caratteristiche più evidenti dei giocattoli di ChocoToy, così come i colori che creano un mondo di creature immaginarie, possibili protagonisti di film di animazione per bambini incantati davanti alla TV. I due creator hanno anche ricreato alcuni personaggi più noti, come Rich Uncle Pennybags, mascotte del gioco da tavolo Monopoly, ma anche J Balvin e tutta una serie dedicata ai principali protagonisti del mondo Marvel e DC, che è possibile vedere sul profilo Instagram dello studio.
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